mercoledì 3 maggio 2017

Timidamente stalker - Seconda puntata

Quando arrivò in direzione le fu detto di accomodarsi dentro una saletta e si vide chiudere dentro..."Cominciamo bene" pensò non senza un incipiente senso di disagio. Dopo qualche minuto entrò la persona che l'aveva contattata telefonicamente, si sedette dietro la scrivania con espressione seria, abbassò lo sguardo e sistemò alcuni fogli sparsi sul ripiano rivestito di plastica. Adesso Anna sentiva i battiti del suo cuore accelerare ed il disagio stava lasciando il posto alla preoccupazione..."Perché quest'espressione e perché evita il mio sguardo" si chiese, preparandosi a qualcosa di spiacevole.
Finalmente il suo interlocutore alzò lo sguardo su di lei e guardandola negli occhi iniziò a parlare - L'ho convocata qui, a nome dello staff direttivo, per proporle l'incarico di coordinatrice infermieristica. Lei è tra i primi nella graduatoria degli idonei, inoltre riteniamo che sia la persona più adatta a ricoprire tale ruolo nel reparto al momento privo di tale figura- Fece una pausa continuando ad osservarla e sicuramente non gli sfuggì il sospiro di sollievo di Anna. Non attese che lei rispondesse, proseguendo il discorso -Le anticipo che il reparto è problematico ed è diretto da una persona molto esigente, in passato più di un coordinatore ha lasciato l'incarico, probabilmente per i motivi che le ho appena esposto.- Anna capì di quale unità operativa si trattasse e, il senso di lusinga che l'aveva appena pervasa, fu seguito da un leggero sconforto. Finalmente si decise a parlare- Conosco bene le cosiddette "recensioni" non proprio lusinghiere di cui gode tale unità operativa e so, per sentito dire, del carattere non malleabile del suo direttore!" Il colloquio si concluse con la richiesta di Anna di poter riflettere qualche giorno sull'opportunità di accettare o meno un incarico che si prospettava "spinoso" e la piena e fiduciosa disponibilità della controparte a lasciarle qualche giorno per riflettere e decidere.

venerdì 28 aprile 2017

Timidamente stalker - Prima puntata

Anna stentava a credere ciò che le stava chiedendo uno dei facenti parte dello staff dirigenziale dell'azienda ospedaliera: le stava proponendo l'incarico di coordinatrice infermieristica in uno dei reparti più rognosi dell'ospedale dove lei svolgeva, da vent'anni, la professione di infermiera. Aveva conseguito il titolo che la abilitava alle funzioni direttive ben 15 anni prima e adesso, finalmente, se ne ricordavano...Qualche anno prima aveva partecipato al concorso per funzioni direttive indetto proprio dall'Asp di sua appartenenza, ma, si sa..siamo in Italia..i concorsi solitamente non li vincono i più meritevoli, ma i raccomandati. Lei non aveva, e nemmeno li cercava, santi in Paradiso, quindi, pur avendo superato più che bene scritti e colloquio, si era dovuta accontentare di una idoneità che la vedeva comunque tra i primi cinque.
Si era vista sfilare davanti colleghi, insediatisi con funzioni direttive in alcuni reparti, pur avendo conseguito il titolo dopo di lei ed addirittura qualcuno senza il titolo ma con gli agganci giusti!!! Quando non ci sperava più, il giorno del suo quarantacinquesimo compleanno, veniva convocata con urgenza, tramite telefonata, in direzione! Si stava godendo i festeggiamenti dei colleghi in reparto, quando arrivò quella telefonata...Dopo aver messo giù la cornetta rimase qualche secondo in silenzio passando mentalmente in rassegna gli ultimi avvenimenti accaduti in ambito lavorativo..Non aveva commesso nessun errore, ne' aveva avuto dispute o incomprensioni con colleghi ed altri operatori del reparto, tanto meno con i pazienti..Decise di gustarsi prima una fetta di torta e brindò allegramente con i colleghi, quindi si recò in direzione non prima di aver loro promesso che li avrebbe informati immediatamente sul contenuto del colloquio.

mercoledì 18 febbraio 2015

Dulcamara - nona puntata

Fu così che Luisa la spuntò e un caldo giorno di agosto partì per l'Inghilterra, la patria del padre che non aveva conosciuto, verso la città che aveva dato i natali a quell'avventuroso ragazzo morto tragicamente  prima che lei nascesse.
 Venne accolta in una famiglia del posto come ragazza alla pari, la motivazione era che voleva perfezionare l'inglese scolastico da lei già ( potere del dna!!) parlato fluentemente.
La famiglia ospite era composta ovviamente  dai genitori e da due ragazzini di otto e dieci anni.
Il padre stava fuori tutto il giorno per lavoro, tornava a casa nel pomeriggio inoltrato e dopo una doccia veloce si sedeva a tavola per cenare con la famiglia.
La moglie invece non lavorava ma si dedicava alla cura della casa e seguiva i figli che frequentavano la junior school, dove  rimanevano fino alle prime ore del pomeriggio, e in alcuni giorni della settimana li accompagnava nelle varie  attività extra scolastiche.
La città che la accolse per il periodo estivo fu Brighton, una città appoggiata sulla costa meridionale dell'Inghilterra, con un clime mite, e cosa non trascurabile, con una stazione balneare frequentata anche da molti turisti. La città era rinomata anche per i suoi parchi e per le maestose case in stile Regency.
Luisa smise di espormi la sua permanenza in Inghilterra per accendersi una sigaretta, ne approfittai per chiederle: "La persona che hai amato tempo fa viveva nella città di Brighton?" Lei emettendo delicatamente spire di fumo dalla bocca annuì fissandomi con gli occhi socchiusi.
Poi sussurrò " L'unica persona che io abbia mai amato..viveva nella stessa città di mio padre..che coincidenza eh? Tutto ruota, tutto torna, com'è strana la vita!"
Si passò una mano  tra i capelli, abbassò lo sguardo per poi alzarlo lentamente fino a guardarmi in modo quasi obliquo..sembrava titubante se continuare a parlare.
La esortai a raccontarmi della sua storia d'amore, rassicurandola "Con me puoi parlare in assoluta tranquillità. Lo sai!"
Continuò a fissarmi con gli occhi leggermente socchiusi e sussurrò: "Quello che sto per dirti sicuramente provocherà una reazione in te..Nel tuo intimo almeno.."
Accettai sorridendo la sfida e le risposi sostendendo il suo sguardo: "Vedremo!"

lunedì 23 dicembre 2013

Auguri stellina mia!


Eccomi a scrivere un post dedicato esclusivamente a te, figlia mia adorata..e mi scuso prima ancora di cominciare perché so  che non ami che io parli di te.
Oggi però è un giorno speciale, è un compleanno speciale, oggi compi 30 anni, entri nella categoria "enta" e ti rassicuro di non sentirti "vecchia" perché una donna a trent'anni è nel pieno della sua bellezza, è nello splendore dei suoi anni.
Puoi accogliere la vita spalancando le braccia e assaporando i doni che ti darà; hai risorse necessarie per affrontare i fardelli che potrà darti e superarli con forza d'animo, oltre che fisica.
Quando sei nata ho sentito dentro di me accendersi una stella..se non avessi già scelto il nome per te, ritengo che quello più appropriato sarebbe stato, appunto, Stella.
Una stella piena di luce e tanta, tanta energia..ti avevo data alla luce e tu, di rimando, mi avevi inondata di luce!


Mi sentivo forte,  sentivo che potevo spaccare il mondo,  sentivo che niente mi avrebbe più fatto paura, sentivo tutta la felicità del mondo nelle mie vene..ero ubriaca..ubriaca di luce e felicità!
E ho provato fin dal tuo primo vagito l'amore assoluto, senza condizionamenti, senza egoismi, senza limiti!
Se la tua vita era scaturita da me, da quel momento in poi la mia vita apparteneva a te.
Tu eri mia, in quanto figlia, io ero tua, in quanto madre..noi ci appartenevamo in un legame indissolubile, che niente e nessuno potrà mai spezzare.
Passo dopo passo sei cresciuta, per fortuna ciò avviene gradualmente ed una madre ha il tempo di abituarsi all'idea che la sua bambina sia diventata donna, come lei.
Qualche anno fa ti ho rivista bambina in un video, con il tuo visetto da bimba, la vocina tenera che mi parlava dallo schermo..e non ho potuto trattenere le lacrime!
Della tua infanzia mi mancano i  momenti "nostri" assoluti, i viaggi in aereo, dove tu, piccola, ti affidavi a me, dandomi la mano, e osservavi il mondo dall'alto senza paura, perché al tuo fianco c'ero io e niente di male poteva succederti!
Le nostre scorpacciate di Nutella davanti al barattolone, una di fronte all'altra, la Nutella in mezzo e i nostri cucchiai che affondavano dentro alla deliziosa crema, i sorrisi "al cioccolato" e la tua vocina che diceva "L'ultimo boccone, mammina, il più grande, il "re""!


Le nuotate a mare dove ci spruzzavamo l'acqua saltellando ed emettendo gridolini di gioia; la ricerca sott'acqua di ricci e la tua manina che ne raccoglieva uno ammirando estasiata i movimenti degli aculei.
Ti rivedo ancora, come se fosse oggi, scendere i gradini di casa nostra, per recarti alla scuola materna, io in basso che ti aspetto e ti ammiro nella tua piccola, innocente vanità, gli occhiali da sole sul nasino, il colletto vezzoso della camicia, il tuo incedere aggraziato fin da bambina.
Tutti gli scambi emotivi vissuti sono la nostra storia privata, tutte le carezze, tutti i baci, tutti i sorrisi, tutti i pianti, tutte le urla, tutte le confidenze, tutte le paure, tutte le sofferenze, tutte le gioie.
Appartengono a noi due e hanno fatto di te la donna meravigliosa che sei; ricordi, tra le tante cose che provavo a trasmetterti ce n'era una che ripetevo più spesso "Devi dire quello che pensi e senti, non devi diventare come quelle persone che pensano una cosa e poi ne dicono un'altra. Se non puoi dirla, meglio tacere, ma non voglio che tu diventi come quelle brutte persone! Quello che hai nel cuore hai nelle parole." Devo dire che hai assimilato bene il concetto, perché fingere è la cosa che ti riesce peggio..essere diplomatica proprio non ne parliamo!!!



Sei sempre stata attratta dall'armonia e dalla bellezza..due elementi di cui il tuo fisico è plasmato, perché innegabili sono, appunto, la tua grazia e la tua bellezza.


Ma solo chi ha il privilegio di conoscerti davvero, scopre che la bellezza ti appartiene anche dentro, nei sentimenti che provi, nei pensieri che formuli, nei valori in cui credi.
E che dire del tuo amore per gli animali? Un amore vero, senza compiacimento o esibizionismo,  amore puro e semplice, tutto rivolto al loro bene!
Buon compleanno figlia mia, spero tu sia orgogliosa di me come lo sono io di te, sei esattamente la figlia che vorrei!
Concludo con una frase di Gandhi:  "Serenità è quando ciò che dici, ciò che pensi, ciò che fai, sono in perfetta armonia."

PS: Io e te non saremo mai sole perché nel cielo brilleranno sempre quelle due stelle! 






mercoledì 20 novembre 2013

Rocchetti e pistole - Tredicesima puntata


Riassunto delle puntate precedenti : Anna è una bella ragazza di quindici anni e si ritrova, subito dopo la guerra, sola con la madre, in quanto il fratello risulta disperso in Russia, mentre del padre si sono perse le tracce dopo essere andato in America, in cerca di fortuna e benessere per sè e la famiglia, quando lei era piccola.Quello tra i suoi genitori era stato un vero e proprio colpo di fulmine, seguito dalla "fuitina" e dal matrimonio. Il padre di Anna dopo un primo periodo di difficoltà riesce a trovare lavoro in un ristorante gestito da una famiglia di italiani, nel quartiere "Little Italy".
Durante la lontananza del marito, la giovane donna, rimasta sola con due bambini, piuttosto che rivolgersi ai familiari suoi e del marito, inizia a lavorare presso una sarta e riesce a farsi apprezzare sia dalla sua datrice di lavoro che dalle clienti. In particolare Cettina instaura un rapporto di stima ed affetto con una delle sue migliori clienti, la signora Carla. Nel quartiere Little Italy Antonio, grazie ai titolari italiani della trattoria in cui lavora, riesce a trovare una casa  dignitosa in cui abitare da solo.

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Ben presto Antonio sentì l'esigenza di ambientarsi non solo nel luogo di lavoro, ma anche nella realtà sociale in cui viveva.
La prima, non indifferente difficoltà, era la lingua, a lui totalmente sconosciuta.
Iniziava a capire alcune parole che ricorrevano spesso nel posto di lavoro, e qualche altra per farsi capire per le necessità basilari, normalmente subentravano i titolari della trattoria a toglierlo d'impiccio quando qualche cliente provava a discorrere con lui.
Si iscrisse quindi ad un corso serale d'inglese per immigrati, frequentato da italiani adulti ,  dei quali molti erano analfabeti, cosa che rendeva l'apprendimento molto ostico.  
Antonio comprò una bicicletta e iniziò a girare per la città durante il giorno di riposo, esplorò la parte più a nord di New York, piena di grattacieli che gli causavano le vertigini solo a guardarli.
Ogni volta che si recava a Manhattan non mancava di passeggiare a  Times Square, scendeva dalla bicicletta e camminava lentamente, tenendo il manubrio con una mano; l'edificio che lo lasciava letteralmente senza fiato era l'Hotel Astor, l’albergo più grande della sua epoca, era alto undici piani, aveva mille camere, la luce elettrica e il riscaldamento e la sua superficie si estendeva per 3.300 metri quadrati. Era famoso anche per i locali pubblici lussuosamente decorati, il giardino pensile – molto innovativo per i tempi – la sala da ballo e i ristoranti esotici.
 Su di esso Antonio fantasticava, immaginava uomini ricchissimi , accompagnati da donne bellissime e profumate, seduti mentre, con il sigaro in una mano e la coppa di champagne nell'altra, ridevano divertiti  alle ragazze con le braccia nude e le calze di seta.  



Era consapevole che quello era un mondo, per cultura e ceto, lontano da lui tanto quanto lo era la terra  dalla luna, e le sere che lasciava la finestra aperta, da dove filtrava la luce argentata della luna,  sperava che anche la sua  Cettina, ammirando lo stesso disco argentato risplendente nell'oscurità, lo pensasse con la stessa sua intensità , e con gli occhi lucidi di lacrime, iniziava a suonare l'armonica a bocca, diffondendo nel quartiere struggenti note intrise di nostalgia e d'amore.

sabato 9 novembre 2013

Rocchetti e pistole - Dodicesima puntata





Riassunto delle puntate precedenti : Anna è una bella ragazza di quindici anni e si ritrova, subito dopo la guerra, sola con la madre, in quanto il fratello risulta disperso in Russia, mentre del padre si sono perse le tracce dopo essere andato in America, in cerca di fortuna e benessere per sè e la famiglia, quando lei era piccola.Quello tra i suoi genitori era stato un vero e proprio colpo di fulmine, seguito dalla "fuitina" e dal matrimonio. Il padre di Anna dopo un primo periodo di difficoltà riesce a trovare lavoro in un ristorante gestito da una famiglia di italiani, nel quartiere "Little Italy".
Durante la lontananza del marito, la giovane donna, rimasta sola con due bambini, piuttosto che rivolgersi ai familiari suoi e del marito, inizia a lavorare presso una sarta e riesce a farsi apprezzare sia dalla sua datrice di lavoro che dalle clienti. In particolare Cettina instaura un rapporto di stima ed affetto con una delle sue migliori clienti, la signora Carla.


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Antonio lavorava con soddisfazione nel ristorante sito in  Little Italy, i titolari erano brave persone, italiani del sud Italia come lui, gente che dopo tanti sacrifici aveva raggiunto un discreto benessere ed era riuscita ad inserirsi nel contesto sociale americano.
Il titolare si chiamava Salvatore ed era un ometto tarchiato, scuro  di pelle con baffi neri come la pece ed un sorriso sdentato che si allargava da un orecchio all'altro!
La moglie era ancora bella, dagli insoliti colori chiari, retaggio di antiche dominazioni normanno-sveve-francesi nel sud d'Italia.
Teneva i capelli color biondo-scuro raccolti in una banana e l'unico vezzo che si concedeva era dipingere le labbra di un rosso intenso.




Salvatore anni prima si era avventurato in America da solo, proprio come Antonio, e appena aveva raggiunto una stabilità abitativa ed economica aveva chiesto alla moglie ed ai figli di raggiungerlo, perchè stare da solo, lontano da loro per troppo tempo, lo immalinconiva.
Aiutato dalla moglie portò avanti con soddisfazione il suo ristorante, fino ad assicurarsi una cerchia fidata di clienti, più i turisti e gli avventori sporadici.
I titolari propronevano piatti tipici regionali del loro paese, ed essendo entrambi due bravi cuochi facevano letteralmente deliziare i clienti. 
Quando i ragazzi crebbero iniziarono a collaborare nella trattoria dei genitori, il ragazzo, mentre frequentava la scuola, durante le vacanze estive, la ragazza in pianta stabile in cucina, dopo aver completato la High  School.
Tutta la famiglia accolse bene Antonio, il quale venne subito promosso a cameriere ed intrattenitore, percependo una paga adeguata.
Spesso, inoltre, lo invitavano il lunedì, giornata di chiusura del ristorante, a pranzo a casa loro.
Dopo qualche mese Salvatore trovò una minuscola abitazione per Antonio,  in un vecchio edificio, un posto dove abitare da solo finalmente e con il bagno dentro casa; il proprietario era un  vecchio amico e cliente di Salvatore.
Antonio scriveva tutto alla sua amata Cettina, tranquillizzandola così sulle condizioni in cui lui viveva e lavorava.
"Dio ha ascoltato le mie preghiere e mi ha fatto incontrare questa brava gente, dopo soli sei mesi io ho un lavoro ben pagato ed un appartamentino consistente in una stanza con bagno, dove stare.
 Cerco di risparmiare il più possibile così da mettere da parte  i soldi necessari per tornare da te e comprare un pezzo di terra e una casetta per noi e i bambini."
Cettina dal canto suo gli rispondeva di mettere da parte quanto più poteva, perchè lei con il suo lavoro di sarta riusciva a mantenere dignitosamente sè ed i bambini.
Nei bambini il ricordo del padre sbiadiva giorno dopo giorno, soprattutto nella piccola Anna, troppo piccola per avere un ricordo del padre prima della partenza.

venerdì 8 novembre 2013

Wendina - L'indomita panterina - Nona ed ultima puntata







































Ho scoperto che persino la tartaruga terrestre ha un cervello ed un cuore; prima pensavo che fossero quasi delle amebe.

Ritenevo che a loro bastasse avere del cibo ed un po’ di spazio dove camminare lentamente.

Grazie a mia figlia ho scoperto che la tartaruga è un animale intelligente, affettuoso e..dispettoso.

Interagiva con le gatte rubando loro il cibo, appena loro sonnecchiavano ignare lei inseriva l’acceleratore e in un attimo era vicina alla loro ciotola , vi poggiava le zampette ruvide, spalancava la bocca e mangiava il loro cibo.

Se poi una di loro se ne accorgeva ed accorreva soffiandole e facendola allontanare, lei aspettava al varco ed appena Cora o Wendy si accingevano a mangiare i resti nella ciotola, si avvicinava da dietro e “zac” mordeva la coda!

Un’altra cosa sorprendente era che da Natalia si faceva imboccare.

Mia figlia la sollevava con una mano e tenendola a mezz’aria, con l’altra mano le dava un pezzetto di frutta o un pezzetto di carne; lei ubbidiente spalancava le fauci ed ingoiava.

Se provavo a fare la stessa cosa io, niente, lei muoveva le zampette in segno di protesta e stava con la bocca serrata.

Se insistevo e le spingevo contro il muso il pezzetto di cibo, rientrava la testa!

Le onde d’amore, evidentemente, sono una prerogativa di mia figlia.

A volte mi innervosivo un po’ quando sembrava che Natalia desse un’eccessiva prerogativa alla sicurezza degli animali, mi spiego : quando eravamo a casa lasciavamo che le gatte potessero entrare ed uscire dal terrazzino coperto, stando quindi nella cucina-soggiorno con noi.

Capitava che le micie mi si mettessero quasi sotto i piedi con il rischio di pestarle o di cadere io.

Mia figlia subito insorgeva esclamando con tono di rimprovero : -Mamma, stai attenta, le stavi schiacciando la zampa!- sottovalutando il fatto che oltre a pestare loro una zampa rischiavo di cadere e farmi male.

Allora ci punzecchiavamo un po’, in seguito non ho più fatto caso alla cosa rendendomi conto che ciò fa parte della premura ed attenzione che Natalia ha per chi ritiene più debole ed indifeso.
Quando ho scritto questo racconto Wendy era ancora viva ed in buona salute, ma subito dopo si è ammalata e , nonostante abbia ricevuto tutte le cure necessarie, ci ha lasciati tre anni fa, dopo aver riempito per 19 anni la nostra vita con le sue fusa vibranti amore e i suoi miagolii che richiedevano coccole e attenzioni.
Ciao Wendina, indimenticabile panterina!